giovedì 16 agosto 2012

Risalita del Rovigo

Abbandonati i buoni propositi di dedicarmi alla pianura o al mare dopo 2 giorni dal rientro dall'escursione sulle Alpi con la stessa compagnia decidiamo, visto il caldo che è tornato di fare un'escursione risalendo il Rio Rovigo.
Si parte alle 7 da Riolo io, Ginevra e Piero, appuntamento alle 7.15 a Casola con Luigiotto.
Dopo solo 2 giorni la compagnia si ricompatta.
Alle 8 partiamo direzione Diacci,val Cavaliera e Cascata del Rovigo, attraverso i sentieri che attraversano il bosco arriviamo alla cascata alle 9.50, 10 minuti di pausa per una breve merenda, abbiamo le gambe un pò vuote dalla camminata dei giorni scorsi e abbiamo bisogno di rinforzarci prima di cominciare la risalita dentro al rio, col secco che c'è stato e la mancanza di pioggia pensavamo che ci fosse meno acqua.
Cominciamo superando grazie all'aiuto della corda il primo passaggio per superare la cascata e poi saltando da un masso all'altro cercandi di evitare di cadere a mollo cominciamo la nostra salita.
 Arriviamo alla macchina dopo 2 ore e mezzo dopo varie peripezie, ma almeno abbiamo camminato al fresco.
Le foto non sono di buona qualità perchè fatte col telefonino e in un ambiente molto ombreggiato.

la cascata del Rovigo da dove inizia la nostra avventura

alcune "marmitte"

i famosi gamberi del Rovigo
l'acqua ha scavato nella roccia il suo percorso



luigiotto ci prepara il caffè alle 11
io e Piero in un passaggio difficoltoso



altri passaggi difficili
altri passaggi sul Rio





 



 








Tre giorni sulle Alpi

Martedi  7 Agosto alle 4 di mattina siamo partiti, dopo che ieri eravamo riusciti a convincere Piero per 3 giorni sulle Alpi, un'escursione che Pielle programmava da ormai oltre 30 anni, destinazione la Vetta D'Italia.
Oltre ai 2 numeri "UNO " ci siamo io e Ginevra che con questa uscita finiamo il nostro programma ferie di quest'anno dopo la Corsica.
Dopo una sosta a Brunico in pasticceria per una colazione siamo ripartiti in direzione Campo Tures per proseguire poi lungo la valle Aurina per raggiungere il comune di Predoi e proseguire poi per la frazione di Casere.
(NOTA: il sito ufficiale di Campo Tures, clicca qui)
 Da Casere, ultimo paese della valle si sale seguendo il corso del torrente Aurino lungo una mulattiera che termina alla “Kehrer Alm” (1842 m.). Si prosegue lungo il sentiero (n° 13) dove la valle infine si restringe, per giungere alla Malga Lana (1986 m) ; qui si apre una suggestiva conca di prato acquitrinoso, con la sagoma in fondo del rifugio Tridentina e più in su la cresta del ghiacciaio del Picco dei Tre Signori. Il sentiero prosegue ripido, fino al rifugio (2441 m).

Località di partenza : Casere (1595 m) parcheggio
Punto di arrivo : Rifugio Tridentina ( 2441 m)
Dislivello : 846 m. in salita
Tempo di salita : h. 3 circa

Mercoledi 8 agosto, si preannuncia una giornata piena e faticosa, partiamo dal rifugio alle 7 del mattinoper raggiungere la Vetta D'Italia e poi scendere di nuovo a Casere da dove ci sposteremo in auto.
La giornata non è bellissima ci sono nuvole molto basse che raggiunta la cima non ci permettono di avere visibilità.
Dal rifugioTridentina si segue il sentiero 13 della “Via Vetta d'Italia che allontanandosi dalla soprastante Forcella del Picco prosegue con moderata pendenza fino al bivio (m.2624) del sentiero che conduce alla Vetta D’italia (m. 2912). Si scende per lo stesso percorso della salita e tornati sul sentiero 13 e si prosegue superando la Forcella Teufelstiege (m.2526) si aggira la Costa del Prete, la conca morenica alla base della Testa dei Tauri e si giunge al Rifugio Vetta D’Italia (non ospitale e aperto solo per corsi dei finanzieri).Si prosegue ancora per alcuni minuti fino ad incontrare il ripido sentiero 14 che ci riporterà a valle.
La discesa verso Casere (m1400) è lunga e l'ultima parte avviene sotto al sole delle ore centrali, ormai il sole si è mangiato le nuvole e il caldo si fa sentire, ma la nostra giornata non finisce a Casere, giunti qui alle 14.30 circa saliamo in macchina e ci spostiamo per raggiungere il rifugio nel quale dormire la notte.

Partenza : Rifugio Tridentina (2441 m)
Punto di arrivo : Vetta d’Italia ( 2912 m )
Arrivo a Casere (1595 m)
Dislivello : 600 m. in salita - 1.400 m. in discesa.
Durata.dell’escursione: 7 ore e 30

Seconda parte dell'escursione.
Con l'auto scendiamo a Campo Tures e imbocchiamo una valle laterale che ci porta al lago di Neves.
Il Lago di Neves si trova in fondo e in cima alla valle di Selva dei Molini, una valle laterale della Valle Aurina. È raggiungibile da Lappago di Sopra, percorrendo una ripida e stretta strada. Il lago si trova ad un’altitudine di 1.860 , il Lago di Neves spesso non è lanostra  destinazione , ma  il punto di partenza per raggiungere il rifugio Porro a 2420 mt. che raggiungiamo dopo circa 2 ore di cammino in salita e dopo aver avuto diverse visioni mistiche.
dislivello 560 mt in salita 
durata circa 2 ore circa
Giovedi 9 agosto
Dopo esserci ben rifocillati e aver dormito il mattino successivo partiamo alle 7  per raggiungere il rifugio Ponte di Ghiaccio ( 2545 m) e scendere di nuovo al lago di Neves per poi ripartire verso casa.
L'escursione attraversa delle testate di valle sotto il ghiacciaio delle Gran Mesule e altri picchi rocciosi.
L'attraversamento è  lungo e le frane dell'inverno hanno portato a una deviazione del sentiero originario allungando di circa una mezz'ora il percorso, arriviamo al rifugio alle 11.30 circa , ci fermiamo a mangiare e poi riprendiamo il cammino,  dobbiamo scendere al lago impegheremo oltre un'ora e trenta.
Anche stavolta è andata bene, il tempo è stato bello e la compagnia pure, i posti eccezionali, molti ruscelli e prati verdi bellissimi.
La fatica però è stata tanta specie mercoledi le nostre gambe ne portano i segni , forse attaccherò gli scarponi al chiodo per un pò, magari Cesenatico o Marina di Ravenna mi affaticheranno di meno
Pur nella fatica la montagna ci ritempra. 

il torrente Aurino
da tutte le parti scende acqua





i primi segni dell'avvicinamento al rifugio

finalmente il rifugio Tridentina
2° giorno partenza, il rifugio in lontananza



una pecora in posa

si sale verso la Vetta d'Italia
in cima alla vetta




la nebbia staziona sul crinale



prati fioriti
il rifugio della finanza Vetta d'Italia



la mucca fa la lingua a Ginevra

prima di scendere da una forcella
il rifugio Porro sullo sfondo



arrivo al rifugio Porro



il ghiacciaio delle Gran Mesule
fioriture




lago alpino

rifugio Ponte di Ghiaccio
lago alpino dietro al rifugio




paesaggio bucolico con mucche
il lago di Neves






lunedì 6 agosto 2012

LA PROFONDA E ACQUIETANTE FILOSOFIA DELL’ESCUSIONISTA ( il piacere di svolgere trekking )


LA PROFONDA E ACQUIETANTE FILOSOFIA DELL’ESCUSIONISTA
( il piacere di svolgere trekking )


Vi siete o ci siamo mai chiesti, che cosa porta noi che ogni tanto ci impegnano in escursioni a piedi sui vari percorsi, dal nostro Appennino, alle Alpi o a destinazioni estere?
La risposta, non può essere così superficiale o affrettata, merita senz’altro dedicargli tempo per riflessioni che vadano al di là dell’orizzonte a volte splendido, che ci accompagna nelle camminate.
Quale profonde motivazioni ci conducono a svegliarci nelle ore che più accarezzano il sonno, a caricarci di pesi sulla schiena e percorrere sentieri con salite e discese che a volte paiono più penitenze di impenitenti peccatori da gironi danteschi.
Non si deve pensare a impulsi autolesionistici, o spiriti mistici che tendono alla mortificazione della carne, penso che nella nostra semplicità intellettuale queste siano risposte non confacenti e allora cosa ci capita se consapevolmente mettiamo il nostro corpo a sopportare tanta fatica non trovandone una ragione.
Pensando e filosofando, mi sono dato un responso che mi ha illuminato l’intelletto, ripensando a quella storiella di un tipo che comprava le scarpe un numero inferiore alla misura del suo piede e alla domanda per quale motivo si sottoponeva a tali afflizioni quotidiane nel camminare, rispondeva che per lui era la più grande soddisfazione della giornata la sera poterle toglierle, uno dei suoi pochi piaceri della sua vita.
Mi si è aperto uno spiraglio mentale, alla fine una luce ha illuminato la mia ragione accendendo la caselle delle risposta a tutto ciò e ho immediatamente compreso il motivo della ricerca dello stancarsi di noi escursionisti, la filosofia che ci porta a sfidare le regole del buon senso per faticare, può essere una sola: il profondo piacere e appagamento quando l’escursione è finita.
Ed è per questo indiscutibile concetto che noi imperterriti continueremo a camminare a inerpicarci sui sentieri, a scendere orride gole, a bagnarci di poggia, o intirizziti in mezzo alla neve, solo ed esclusivamente per poter godere del grande appagamento cerebrale, quando siamo certi che per quel giorno l’escursione è finita.
Vi esortiamo perciò tutti a partecipare a questa unica grande soddisfazione, camminate assieme a noi e solo così raggiungerete anche voi l’estasi, dello stare finalmente fermi.
Tutti abbiamo fiori dentro di noi, accudiamoli con amore perché siano sempre freschi e profumanti quando ne avremo necessità, anche solo per una escursione.

Luigiotto della Maestà

Il nostro diario della Corsica ( racconto semiserio di un'escursione)

SABATO 23 GIUGNO ore 3 e 20

L'attesa è stata lunga e snervante alcune settimane di preparazione e anni di aspettative non potevano che creare queste condizioni.
Dopo aver finito e verificato più volte la sistemazione degli zaini e soprattutto dopo averli pesati, abbiamo provato a dormire qualche ora , ma non so se per il terrore del peso dello zaino o per l'agitazione della partenza le poche ore di sonno fatte sono state faticose anche queste.
Alle 4 meno 10 siamo pronti prendiamo lo zaino e scendiamo in strada.
Marco è puntualissimo, come d'altronde tutte le previsioni fatte per questo trekking.
Ore 4.10 siamo al Pilastrino della Filumina dove Pielle ci sta aspettando più pronto che mai nel buio più totale.
Finalmente ci siamo tutti, si parte per Livorno passando per il Passo della Sambuca.
Ore 6.30 siamo già a Livorno, abbiamo incontrato poco traffico, di qui andiamo a imbarcarci sul traghetto che ci porterà a Bastia in Corsica, il nome del traghetto è benaugurante si chiama VICTORIA.
Partenza da Livorno dopo aver fatto colazione alle ore 8 in punto, sul traghetto volevamo prendere i primi posti e ci siamo spinti talmente avanti che ci siamo fermati in tempo prima di cadere dalla prua.
Naturale che al momento in cui siamo saliti sul traghetto le forze della natura si sono scatenate con cavalloni di mare giganteschi  ( marosi ) che volevano impedire il nostro arrivo in Corsica, ma noi imperterriti li abbiamo imbrigliati e siamo arrivati a Bastia con un anticipo di circa 1 minuto e 30 secondi sulla tabella di marcia.
Stabilito il nuovo record di traversata.
Questo è dipeso  anche dalle nostre prestazioni fatte sulla nave dove abbiamo allietato i passeggeri con giochi, danze e attività mimiche, rendendo più leggero lo spirito di tutti e rendendo quindi possibile il record.
A Bastia siamo stati accolti in pompa magna dalle autorità, sono state fatte suonare le sirene delle navi e sono stati sperati oltre 21 colpi di cannone , non so se a salve, ma comunque nessuno ci ha colpito.
Abbiamo quindi partecipato a un pranzo di gala in una pizzeria dove abbiamo mangiato una tomella di pizza napoletana originale Corsa che ci ha tenuto compagnia per qualche tempo, fortuna esiste la coca cola.
Ci siamo quindi diretti a la " gare di Bastia " e qui il treno che doveva partire alle 14.30 per una congiunzione astrale sfavorevole è stato spostato alle 16.45.
Abbiamo così dedicato il tempo  a disposizione a sdormicchiare sulle panchine del parco della stazione fino a quando ci siamo accorti che l'area nel pomeriggio stava diventando un campo bocce per i pensionati di Bastia e ci siamo dovuti spostare all'interno della stazione.
Finalmente le 16.45, arriva il trenino a scartamento ridotto che ci portera a Corte, più che un treno sembra un piccolo autobus su binari.
Il tragitto è suggestivo attraversiamo parte della Corsica dal mare della costa est verso il centro, una serie di paesaggi si susseguono cambiando in continuazione.
Arriviamo a Corte alle 18.30, subito ci carichiamo gli zaini e andiamo in cerca dell'albergo dove abbiamo prenotato, Hotel de la Paix, dista poco più di 500 metri dalla stazione, lo raggiungiamo annegati di sudore e con le spalle doloranti per il peso dello zaino, ci guardiamo senza proferir parola ma chiedendoci se siamo sicuri di quanto stiamo per fare.
Al momento ci dedichiamo alla doccia e alla cena prima di avventurarci per territori sconosciuti e ostili, abbiamo altresì appurato che l'autobus che ci deve portare a Col de Vergio domani mattina non c'è comincia il servizio solo il 1° luglio ( siamo in anticipo di una settimana e distanti 80 km dal punto da dove dobbiamo partire) cercheremo un taxi che possa tenere 4 persone maxizainomunite.
Ore 20 sbarbati e profumatie specie tanto affamati ci dirigiamo verso il centro del paese alla ricerca di prodotti tipici locali, approdiamo al ristorantino Riviere des vins, cena sublime, ottimi piatti, carne e affettati  eccezionali e buon vino.
Ore 22 dopo diversi brindisi abbiamo deciso di mettere fine a una lunga giornata di viaggio.


DOMENICA 24 GIUGNO

Ore 6.45 sveglia.
ore 7.30 colazione
ore 8 arriva Michel ( vi chiederete chi è Michel . Michel è il taxista che per la modica cifra di 126 euro si è reso disponibile a portarci a Col de Vergio).
I paesaggi che attraversiamo oggi sono ancora più suggestivi di quelli visti in treno ieri, stiamo salendo dai 500 metri di Corte dobbiamo arrivare ai 1400 del passo.
Ci sono bellissimi boschi, rocce strane sgretolate chiamate dai locali roccia bastarda per la non affidabilità, ambienti abbandonati e isolati dove non ci resterebbero nemmeno gli spettri, canyon profondi solcati da acque trasparenti, attraversiamo alcuni piccoli paesini dove bisogna stare attenti ai maiali liberi di aggirarsi per le strade. Alle 9.20 arriviamo al passo di Col de Vergio, dove c'è un albergo come ultimo presidio della civiltà, dopo aver preso un caffè Michel ci abbandona. abbiamo tutti un senso di ansia per ciò che ci aspetta, vorremmo richiamarlo indietro ma......

Qui comincia l'avventura o meglio ( lasciate ogni speranza o voi che entrate)

Ore 9.30 partenza, zaino in spalla e imbocchiamo il sentiero GR20 direzione nord rifugio Ciottoli i Mori dove giungiamo alle 14.30 dopo aver attraversato ruscelli di acque freschissime , in mezzo a bellisimi boschi di pini e dopo aver fatto delle salite faticosissime.
Percorso molto bello, a parte la salita, il lungo cammino, il peso dello zaino, tutto è stato positivo.
Solo Ginevra ha infranto la regola che ci eravamo dati di tenere un'andatura umana, ma lei imperterrita ci ha preceduti ovunque anche nella doccia ( si vede che manca il numero 1).
In attesa della cena che si tiene alle 18 precise abbiamo rispolverato vecchi giochi di carte, da briscola scoperta a concincina a scopa.
Ore 18 cena a base di brodo di fagioli e alcuni piccoli pezzi di carne strana ( forse di origine umana, chissà) seguono poi maccheroni alla Corsa ( perchè non riuscivamo a prenderli) e un pezzo di formaggio finale, e tanta acqua di neve.
Ore 19.30 siamo già nel dopocena inoltrato, la temperatura è calata notevolmente, Marco decide di chiudersi nel sacco a pelo e non da più segno di vita.
Il resto della compagnia regge fino alle 21e dopo aver risolto un estenuante cruciverba per suerultramegaesperti e aver fotografato le cime indorate dal tramonto ci si corica nella privacy del locale        (siamo in 30 in una piccola stanza).
Fra fanfare di fagioli e concerti russi ci si addormenta sognando ciò che ci aspetta domani.

LUNEDI 25 GIUGNO

Ore 6 sveglia ( per forza è ormai più di uun'ora che girano avanti indietro) e colazione
Ore 7 partenza.
Ginevra tira il gruppo c'è subito una breve salita che ci porta a una forcella dalla quale scendere nella vallata sottostante, oggi dobbiamo raggiungere il rifugio Tighjettu.
La discesa fra rocce e ghiaione è abbastanza difficile tenendo conto del peso dello zaino che tende ad affaticare le ginocchia, fortuna che il percorso è attraversato da diversi ruscelli dove poter fare qualche breve sosta e e mettere i piedi a mollo.
Il tempo è bello e la temperatura molto elevata e questo rende più faticoso il tragitto, attraversiamo anche qualche tratto di foresta di abeti giganti, molti di questi abbattuti a terra, sembra veramente la caduta dei giganti, ma in questo frangente godiamo del cammino all'ombra e mentre siamo ancora rilassati dopo essere usciti dal bosco, vediamo la salita che ci aspetta e ci tremano le gambe.
La salita è estenuante fino a una  Bergerie dove ci fermiamo per rifocillarci prima dell'ultimo strappo finale  che durerà ancora un'ora.
Arriviamo al Tighjettu a mezzogiorno passato, subito a far la doccia, poi segue il bucato ( quotiniamente si lavano maglia, mutande,calzini, ne abbiamo solo 2 paia dietro ) poi si stendono i panni e quindi si mangia.
Fra simmenthalmentebuona, thinsemal , olio di emmental fuso dal caldo nello zaino ci siamo tolti in parte la fame, che aveva fatto si, che ci si attaccasse la pancia alla schiena. Marco sta soffrendo la fame !!!
Ci siamo stesi nel tavolato a noi riservato per ricomporre i pensieri e mentre questi hanno preso il sopravvento ci siamo appisolati.
Ginevra invece nel pieno delle forze ci ha guardato schifata dicendo: NON SARETE MICA STANCHI, ORA CHE SI FA ?
l'avremmo bastonata se solo avessimo avuto la forza di prendere i bastoncini.
poi dopo un breve riposo e sollecitati, il pomeriggio passa fra frizzi e lazzi, ci accorgiamo che questa è la parte migliore dell'escursione o almeno quella che ci riesce meglio.
Nel frattempo si è tenuto il consueto torneo di carte al quale oggi ha partecipato anche Ginevra che come di consueto ha vinto.
Siamo in attesa della cena e finalmente stasera ceneremo alle 19, cena ottima, antipasti di affettati locali,        ( forse muflone o molfetta ), molto buoni accompagnati da 2  kg di spaghetti alla Tighjettu, infine dessert per anziani, mela cotta passata e grappa della casa.
Durante il pasto l'argomento è il percorso che ci aspetta domani, il Circolo della Solitudine, la parte più affascinate del GR 20, chissà come sarà, ce la faremo, avremo difficoltà?
Notte tremenda siamo una ventina ammucchiati in una piccola stanza, serve il machete per tagliare l'aria finchè durante la notte Ginevra non apre la finestra.

MARTEDI 26 GIUGNO
 
Sveglia alle 5.30 e colazione fuori per riprendere la respirazione normale.
Partenza ore 6.00 con l'obiettivo di raggiungere il rifugio Stagnu de Asco passando per il fatidico Circolo della Solitudine.
Partiamo da 1680 mt subito con una bella salitina continua che  ci porta fra massi e rocce granitiche ai 2218 mt di Bocca Minuta, raggiungiamo la cima dopo aver incontrato e superato lungo la salita alcuni gruppi di francesi e spagnoli.
Siamo in cima al passo dopo un'ora e quaranta minuti di salita e arrampicata ininterrotta, fortuna che il sole non si fa ancora sentire, lo zaino sì !!
Nelle nostre spalle ormai si sono scavati 2 fossetti dove passano  le spalline che ormai sono insensibili, ma le gambe soffrono in queste salite quando devono spingere, specie per arrampicarsi.
Arrivati nella sommità ( è proprio solo una cresta di pochi centimentri) si apre sotto di noi un paesaggio mozzafiato, é proprio vero quello che si dice del Circolo della Solitudine, che è un paesaggio stupendo e selvaggio come pochi.
Di qui parte un'ardua discesa che fra ghiaioni e rocce molto pericolose che danno su burroni di cui non si vede la fine, ci accompagna alla parte bassa del percorso, in questa discesa, molta fatta su lastroni scivolosissimi di granito inclinato e attrezzata per alcuni tratti con una catena  ( chissà chi la percorrerà quando è bagnata) raggiungiamo il percorso che ci fà attraversare la montagna, prima di riprendere la risalita, e finalmente ....... il nulla.
Dopo essere scesi tanto e aver attraversato una parte di queste montagne sempre su lastre di granito esposte con centinaia di metri di strapiombo sotto di noi, non riusciamo a capire da dove si possa salire, siamo in fondo a un catino profondo, ci guardiamo intorno perplessi, poi finalmente riusciamo a mettere a fuoco , riusciamo a individuare i segni del sentiero e ci accorgiamo che alcuni piccoli punti che si vedevano sono persone che stanno scendendo, capiamo che la salita sarà lunga e difficile.
Serve, a questo punto, una breve merenda ad integrare quella fatta a Bocca Minuta, prima di cominciare questa salita, fino alla vetta non ci sarà più tempo  e spazi per fermarci.
Ce la faremo?
Dopo la prima senzazione che  è stata quella di cagarci addosso, ora un pò alla volta riusciamo a salire arrampicandoci e facendo la massima attenzione a non sbilanciarci con il peso degli zaini, che in questo frangente diventa ancor più pericoloso.
Certo dobbiamo usare anche le tecniche di gnargatò ( gattonamento) per salire in sicurezza.
Il sentiero diventa anche pericoloso perchè cominciamo a incontrare altri gruppi che stanno scendendo e allora bisogna trovare i posti dove darci il cambio e dobbiamo stare attenti ai sassi che vengono smossi e possono cadere.
Pielle salva me e Ginevra da un sasso che sta rotolando in uno stretto canalone dove stiamo salendo fermandolo con una gamba ( diventa l'eroe della giornata).
Alle 10 in punto siamo a Bocca Tumasginesca, in cima a 2183 metri, è il momento di una meritata sosta.
Si fanno le foto di rito e una bella merenda prima di cominciare a scendere, ci guardiamo attorno e vediamo che siamo a poche centinaia di metri in linea d'aria da Bocca Minuta e più o meno alla stessa altezza ( tanta fatica per un tratto così breve.....)
Ora cominciamo la discesa in mezzo a rocce e molto ghiaione, le ginocchia godono da matti, mentre abbiamo attraversato il Circolo della Solitine eravamo in ombra per cui una buona temperatura, ora invece il sole si fa sentire con tutta la sua potenza anche se siamo in alto e più ci abbassiamo più la temperatura si alza, siamo anche in una vallata senza alberi e il caldo comincia a farsi sentire, le soste per bere sono sempre più frequenti e la polvere è tanta.
Questa parte di percorso da un punto di vista ambientale non è niente di chè, ma per giungere al rifugio dobbiamo per forza attraversarla....poi finalmente comincia la discesa in mezzo a una bella pineta, tornano a prendere il segnale i cellulari e riusciamo pure a contattare casa, fino ad ora non era stato possibile.
Verso le 12.30 siamo al rifugio, poco più di 6 ore, siamo contenti.
cominciamo subito con i compiti quotidiani dopo aver avuto la stanza ( finalmente una vera stanza solo per noi con 2 letti a casttello finalmente un pò di privacy), doccia e lavaggio panni e finalmente ci si può fare la barba con uno specchio.
Il rifugio Stagnu de Ascu è situato dove c'era una vecchia stazione sciistica dove ci sono alcune casette e un ristorante, dopo aver mangiato , andiamo a prenderci una birra ghiacciata e un gelato e prenotiamo per la cena.
Che strano il pranzo di mezzogiorno, io e Ginevra abbiamo la stessa busta di tonno da mangiare, io dopo 2 forchettate lo finisco, lei dura a mangiare per mezz'ora, non è che la mia busta fosse taroccata.
Anche Marco continua a soffrire la fame !!!
Breve riposo in un letto che può avere questo nome.
Ammazziamo il tempo aspettando l'ora di cena con grandi aspettative, rimangiando gelati e ribevendo birra.
Finalmente l'ora, prima che il risorante apra noi abbiamo già preso il tavolo.
Cena a base di cotolette alla milanese, spaghetti alla bolognese e entrecote grillee.
Buono!
Ore 21.30 si dorme!!!!!!

MERCOLEDI 27 GIUGNO

Ore 5.30 sveglia !!!!!

IL morale è alto ma i dolori di più, speriamo bene, la fatica accumulata comincia a farsi sentire.
Pulizia personale, colazione  e preparazione zaini.
Ore 6 partenza per Sella Muvrella.
Ieri avevamo ispezionato la zona per capire  da dove partiva il sentiero e dove avremmo dovuto attraversare il passo,avevamo fatto diverse supposizioni avendo dei muri di roccia attorno a noi e le avevamo sbagliate tutte.
Salire sì, ma questa più che una salita è un'acsensione vera e propria in maniera verticale, credo che ci porti sicuramente diverse decine di metri oltre al Paradiso, in effetti negli ultimi tornanti cominciamo a vedere  le schiere dei Santi che ci vengono incontro......., forse è meglio che ci riposiamo un pò.
Ci siamo arrampicati dove nemmeno i mufloni corsi osano, col sole sorto prestissimo anche lui che ci ha seguiti in maniera imperterrita, stiamo lasciando non gocce ma laghi di sudore ogni passo che facciamo.
Riusciamo a fare i primi 600 metri di dislivello, arrampicandoci con le unghie e coi denti in 2 ore.
Durante la salita, le soste di oggi si stanno facendo più frequenti, la fatica accumulata comincia a farsi sentire.
Arrivati a Bocca Stagnu 2003 mt, ci fermiamo per una sosta ben più strutturata.
Di qui si scende di nuovo su ghiaione e pareti inclinate di granito rosa, spesso attrezzate con catena per risalire poi a Col Muvrella 1980 mt, di qui si domina la vallata della Spasimata che si apre sotto di noi.
Si scende lungo un sentiero difficile, dove serve il massimo di attenzione, scendiamo e ci affianchiamo al torrente della Spasimata che vediamo in fondo alla gola che divide le 2 pareti rocciose, ci sono bellissime acque verdi trasparenti delle vere e proprie vasche naturali.
Arriviamo così al ponte sospeso della Spasimata, prima di attraversarlo scendiamo al torrente e ci stendiamo su una roccia  granitica levigata dalle acque, ci rinfreschiamo e ci riposiamo, i nostri piedi godono a sentire il freddo dell'acqua, ci sdraiamo anche un pò al sole prima di iniziare la salita che ci porterà al rifugio Carrozzu o Carruzzo a secondo delle guide.
Alle 13 siamo al rifugio, di tutti quelli visitati è il più fatiscente, non ci fanno riporre gli zaini nel rifugio perchè è in corso una disinfestazione contro cimici da materasso, già l'interno più che un rifugio sembra sia una stanza piena di loculi, in una stanza di 10 x 5 ci sono 50 posti su tavolati a 3 piani con poco più di 60 cm di altezza uno dall'altro, forse Marco è andato meglio visto che ha il posto in tenda perchè l'interno era pieno.
La doccia è con acqua di neve, per cui file lunghe ma che si finiscono presto.
Alle 18 si cena, ( che fortuna potrebbe rimanerci sullo stomaco ), ci viene servita su tavoloni all'esterno che non vedono pulizia dall'ultima pioggia, una brodaglia indefinita, dove a volte qualcuno riesce a identificare pezzetti di carne, poi per completare la cena ci viene fornita una porzione di maccheroni condita con la brodaglia di prima.
Siamo in attesa di andare a letto, intanto arriva il tramonto e all'orizzonte abbiamo forse uno degli spettacoli più belli visti in questi giorni, da quest'altezza, il rifugio si trova a 1270 mt, vediamo rispecchiarsi nel mare una bellissima luna rossa.
Tramontato il sole decidiamo di dormire fuori, ( a parte Marco che ha la tenda) stendiamo così il sacco a pelo sulle assi della terrazza del rifugio per evitare l'infestazione, nella notte saremo poi affiancati da molti altri che ci reggiungeranno, sconfitti da cimici e pidocchi.
Abbiamo deciso che invece di salire all'ultimo rifugio, scenderemo verso Calenzana.
Anche oggi il tempo è stato splendido e le temperature in aumento.

Giovedi 28 giugno

Sveglia sul terrazzo alle 5.30 circa, è ancora buio, bellissima esperienza di dormire all'aperto con un cielo di stelle per soffitto, come dice Kant, il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me, ci sentiamo veramente sereni.
Abbondante colazione a base di barrette e cotoganta e ottimo caffè solubile.
Ore 6.15 partenza per Calenzana che raggiungeremo dopo una facile sgambata in discesa, così almeno prevedeva il programma.
Poi raggiunto dopo 2 ore l'albergo Bonifacu, primo baluardo della civiltà e dopo aver rifatto colazione e scambiato quattro chiacchiere col proprietario dell'albergo e con un famoso pescatore sportivo locale, che se non altro ha fatto beccare noi, abbiamo deciso di prendere il sentiero che ci hanno consigliato per Calenzana, abbandonando la leggera sgambata prevista in qualcosa di più interessante affrontando una parte del sentiero Corso Mare- Mare ( magari potrà servirci i prossimi anni ) e così dopo aver attraversato il ponte sospeso della Figarella ci siamo arrampicati verso Boucles des Finocchi. ( non sono parolacce ma luoghi Corsi)
Così dopo 700 metri di discesa fatti dal Carrozzu ne abbiamo risalito altri 700 per poi decidere che questo sentiero ci sta portando da tutt'altra parte che a Calenzana e quindi siamo ridiscesi.
Siamo così tornati con fare indifferenteall'albergo Bonifacu dove dopo aver bevuto l'ennesima birra Pietra     ( birra locale molto gustosa, ) il proprietario ormai molto affezionato a noi ha deciso di chiamare un suo amico taxista che stava passando da quelle parti per caso per farci portare non a Calenzana ma direttamente a Calvi.
Giunti a Calvi e dopo aver dato in ostaggio il bancomat di Marco al Credit Agricole,ci siamo dati alla pazza gioia.
Abbiamo trovato alloggio al Grand Hotel, posto nella via centrale dopo una doccia di almeno un'ora a testa siamo usciti in versione turisti.
Shopping, aperitivo a base di pastice e cena pantagruelica, purtroppo abbiamo ancora gli orari dei rifugi, abbiamo fatto l'aperitivo mentre i turisti facevano merenda e cenato mentre si faceva l'aperitivo e ci siamo coricati mentre i turisti stavano uscendo.

VENERDI 29 GIUGNO

Ci siamo alzati insieme agli spazzini, alle 8 dopo un abbondante colazione a base di mega brioches siamo partiti col treno destinazione Bastia, e grazie ai potenti mezzi delle linee ferriovarie Corse, e dopo aver attraversato paesaggi adatti a film western alle 12 siamo arrivati a Bastia, dopo aver consumato un pranzo frugale a base di panini, ci siamo diretti al porto dove alle 13.30 siamo partiti alla volta di Livorno.
Siamo arrivati alle 17.30 ma per scendere a terra abbiamo impiegato oltre mezz'ora.
Il viaggio di rientro in auto è sempre stato allietato dai canti di Luigiotto della Maesta e Cecco de' Crivellari.
Ore 20.50 scaricato Luigiotto, ore 21 siamo a Riolo e finisce la nostra avventura, dopo la fame patita per Marco è buonissima anche l'insalata di riso preparata da Patty.

E' STATA UNA BELLA AVVENTURA