LA
PROFONDA E ACQUIETANTE FILOSOFIA DELL’ESCUSIONISTA
( il piacere di svolgere trekking )
Vi
siete o ci siamo mai chiesti, che cosa porta noi che ogni tanto ci impegnano in
escursioni a piedi sui vari percorsi, dal nostro Appennino, alle Alpi o a
destinazioni estere?
La
risposta, non può essere così superficiale o affrettata, merita senz’altro dedicargli
tempo per riflessioni che vadano al di là dell’orizzonte a volte splendido, che
ci accompagna nelle camminate.
Quale
profonde motivazioni ci conducono a svegliarci nelle ore che più accarezzano il
sonno, a caricarci di pesi sulla schiena e percorrere sentieri con salite e
discese che a volte paiono più penitenze di impenitenti peccatori da gironi
danteschi.
Non
si deve pensare a impulsi autolesionistici, o spiriti mistici che tendono alla
mortificazione della carne, penso che nella nostra semplicità intellettuale queste
siano risposte non confacenti e allora cosa ci capita se consapevolmente
mettiamo il nostro corpo a sopportare tanta fatica non trovandone una ragione.
Pensando
e filosofando, mi sono dato un responso che mi ha illuminato l’intelletto, ripensando
a quella storiella di un tipo che comprava le scarpe un numero inferiore alla
misura del suo piede e alla domanda per quale motivo si sottoponeva a tali
afflizioni quotidiane nel camminare, rispondeva che per lui era la più grande
soddisfazione della giornata la sera poterle toglierle, uno dei suoi pochi
piaceri della sua vita.
Mi
si è aperto uno spiraglio mentale, alla fine una luce ha illuminato la mia ragione
accendendo la caselle delle risposta a tutto ciò e ho immediatamente compreso
il motivo della ricerca dello stancarsi di noi escursionisti, la filosofia che
ci porta a sfidare le regole del buon senso per faticare, può essere una sola:
il profondo piacere e appagamento quando l’escursione è finita.
Ed
è per questo indiscutibile concetto che noi imperterriti continueremo a
camminare a inerpicarci sui sentieri, a scendere orride gole, a bagnarci di poggia,
o intirizziti in mezzo alla neve, solo ed esclusivamente per poter godere del
grande appagamento cerebrale, quando siamo certi che per quel giorno
l’escursione è finita.
Vi
esortiamo perciò tutti a partecipare a questa unica grande soddisfazione,
camminate assieme a noi e solo così raggiungerete anche voi l’estasi, dello
stare finalmente fermi.
Tutti
abbiamo fiori dentro di noi, accudiamoli con amore perché siano sempre freschi e
profumanti quando ne avremo necessità, anche solo per una escursione.
Luigiotto della Maestà
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