lunedì 6 agosto 2012

LA PROFONDA E ACQUIETANTE FILOSOFIA DELL’ESCUSIONISTA ( il piacere di svolgere trekking )


LA PROFONDA E ACQUIETANTE FILOSOFIA DELL’ESCUSIONISTA
( il piacere di svolgere trekking )


Vi siete o ci siamo mai chiesti, che cosa porta noi che ogni tanto ci impegnano in escursioni a piedi sui vari percorsi, dal nostro Appennino, alle Alpi o a destinazioni estere?
La risposta, non può essere così superficiale o affrettata, merita senz’altro dedicargli tempo per riflessioni che vadano al di là dell’orizzonte a volte splendido, che ci accompagna nelle camminate.
Quale profonde motivazioni ci conducono a svegliarci nelle ore che più accarezzano il sonno, a caricarci di pesi sulla schiena e percorrere sentieri con salite e discese che a volte paiono più penitenze di impenitenti peccatori da gironi danteschi.
Non si deve pensare a impulsi autolesionistici, o spiriti mistici che tendono alla mortificazione della carne, penso che nella nostra semplicità intellettuale queste siano risposte non confacenti e allora cosa ci capita se consapevolmente mettiamo il nostro corpo a sopportare tanta fatica non trovandone una ragione.
Pensando e filosofando, mi sono dato un responso che mi ha illuminato l’intelletto, ripensando a quella storiella di un tipo che comprava le scarpe un numero inferiore alla misura del suo piede e alla domanda per quale motivo si sottoponeva a tali afflizioni quotidiane nel camminare, rispondeva che per lui era la più grande soddisfazione della giornata la sera poterle toglierle, uno dei suoi pochi piaceri della sua vita.
Mi si è aperto uno spiraglio mentale, alla fine una luce ha illuminato la mia ragione accendendo la caselle delle risposta a tutto ciò e ho immediatamente compreso il motivo della ricerca dello stancarsi di noi escursionisti, la filosofia che ci porta a sfidare le regole del buon senso per faticare, può essere una sola: il profondo piacere e appagamento quando l’escursione è finita.
Ed è per questo indiscutibile concetto che noi imperterriti continueremo a camminare a inerpicarci sui sentieri, a scendere orride gole, a bagnarci di poggia, o intirizziti in mezzo alla neve, solo ed esclusivamente per poter godere del grande appagamento cerebrale, quando siamo certi che per quel giorno l’escursione è finita.
Vi esortiamo perciò tutti a partecipare a questa unica grande soddisfazione, camminate assieme a noi e solo così raggiungerete anche voi l’estasi, dello stare finalmente fermi.
Tutti abbiamo fiori dentro di noi, accudiamoli con amore perché siano sempre freschi e profumanti quando ne avremo necessità, anche solo per una escursione.

Luigiotto della Maestà

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