Mercoledi 29 febbraio ci troviamo a Villa vezzano nel campo di Cirano per il Lume a Marzo come nelle nostre migliori tradizioni.
E' il terzo anno che come trekking Nasturzio ci ritroviamo per e lom a merz
Ci mangeremo un pò di salsiccia e pancetta cotta sul bacchetto, direttamente sul fuoco e staremo insieme per divertirci.
Ma conosciamo ancora le origini del lume a marzo?
Negli ultimi anni gli agricoltori hanno ripreso la tradizione, ma prima cos'era?
In origine i "fuochi" erano riti preistorici propiziatori diffusi in tutte quelle terre che oggi si chiamano Europa.
Con questi riti , le popolazioni antiche cercavano di propiziarsi la benevolenza del Sole e del risveglio della natura, in seguito con l'avvento del paganesimo, la benevolenza degli dei.
In un tempo in cui la vita veniva scandita dal ritmo delle stagioni e dove l'inizio dell'anno coincideva con la primavera, o meglio con quelle che poi furono chiamate le "calende di marzo", i lumi a marzo assunsero una grande importanza nell'auspicio di un buon anno da parte degli dei, affinche le messi e i frutti fossero abbondanti e le carestie lontane.
Così fu che nelle nostre terre cominciarono a diffondersi questi riti e negli ultimi tre giorni di febbraio e i primi tre di marzo si vedevano alla sera ardere in lontananza questi grandi fuochi davanti ad ogni casa di campagna o che coinvolgevano anche tutta la comunità di un villaggio .
Più recentemente, attorno a questi fuochi si riunivano nelle aie diverse famiglie e in una Romagna ottocentesca dove l'agricoltura era una delle poche fonti di sostentamento e di economia, vi era uso girarvi attorno cantando o recitando versi.
Alcuni di questi dicevano più o meno così:
"Lom a merz, lom a merz, una spiga la feza un berch,
un berch, una barcheta e una gheba d'uva secca"
il tutto nella speranza di avere un'ottima annata agricola.
Dopo il fuoco, qualsiasi prodotto bruciato, lo si buttava in aria con un bastone e se cadendo, lasciava dietro di sé una pioggia di scintille, significava che sarebbe stato un anno con molta paglia.
Ma non sempre i fuochi si poterono fare liberamente.
Essendo questi di origine pagana e non essendo la Chiesa riuscita a includere questo periodo all'interno di festività cristiane, come già aveva fatto con altre date di origine pagana, si cercò più volte di impedirli, anche con l'intervento di signori e signorotti locali che erano molto legati alla Chiesa.
Infatti in un bando dei Malatesta, signori di Rimini del 1396 si leggeva che " Siccome non è lecito per i cristiani osservare la superstizione, e siccome questa è idolatria, e ciò dispiace al nostro Signore Dio, ordina che ciascuna persona si guardi bene dall'accendere fuochi in quei determinati periodi, pena la galera".
Ciò nonostante, pur tra molte difficoltà, i fuochi sono arrivati a noi, e nelle sere della nostra infanzia quando i nostri modi di vivere rispecchiavano la nostra cultura contadina, ancora ben radicata, si rinnovava un rito che per secoli ha accompagnato la vita degli uomini.
Con l'avvento del progresso e lo spopolarsi delle campagne, questa tradizione si stava perdendo anche da parte di chi ancora coltivava la terra forse per voglia di modernisnmo o modernità, ma negli ultimi anni sono tradizioni che stanno ripredendendosi, e attorno al fuoco, oggi si valorizzano anche i nostri prodotti, e sono diventati occasioni per fare festa e divertirsi e stare in compagnia.
Sì la voglia di stare insieme, una voglia sempre più forte in una società che sta correndo e non ci lascia tempo per i rapporti, è la voglia di riscoprire le nostre origini, le nostre radici, le nostre tradizione,i nostri ritmi che ci portano a riaccendere i lom a merz e fra le volute di fumo che ci riporatno alla mente i volti cari delle persone che oggi non sono più con noi ma che ci portiamo dentro, forse riscopriamo le nostre radici e la forza anche in momenti difficili di rimboccarci le maniche per continuare a costruire il nostro futuro.
Cirano e Marinella gli artefici del lume a marzo |