lunedì 27 febbraio 2012

Lume a marzo


Mercoledi 29 febbraio ci troviamo a Villa vezzano nel campo di Cirano per il Lume a Marzo come nelle nostre migliori tradizioni.
E' il terzo anno che come trekking Nasturzio ci ritroviamo per e lom a merz
Ci mangeremo un pò di salsiccia e pancetta cotta sul bacchetto, direttamente sul fuoco e staremo insieme per divertirci.
Ma  conosciamo ancora le origini del lume a marzo?
Negli ultimi anni gli agricoltori hanno ripreso la tradizione, ma prima cos'era?
 In origine i "fuochi" erano riti preistorici propiziatori diffusi in tutte quelle terre che oggi si chiamano Europa.
Con questi riti , le popolazioni antiche cercavano di propiziarsi la benevolenza del Sole e del risveglio della natura, in seguito con l'avvento del paganesimo, la benevolenza degli dei.
In un tempo in cui la vita veniva scandita dal ritmo delle stagioni e dove l'inizio dell'anno coincideva con la primavera, o meglio con quelle che poi furono chiamate le "calende di marzo", i lumi a marzo assunsero una grande importanza nell'auspicio di un buon anno da parte degli dei, affinche le messi e i frutti fossero abbondanti e le carestie lontane.
Così fu che nelle nostre terre cominciarono a diffondersi questi riti e negli ultimi tre giorni di febbraio e i primi tre di marzo si vedevano alla sera ardere in lontananza questi grandi fuochi davanti ad ogni casa di campagna o che coinvolgevano anche tutta la comunità di un villaggio .
Più recentemente, attorno a questi fuochi si riunivano nelle aie diverse  famiglie e in una Romagna ottocentesca dove l'agricoltura era una delle poche fonti di sostentamento e di economia, vi era uso girarvi attorno cantando o recitando versi.
Alcuni di questi dicevano più o meno così:
"Lom a merz, lom a merz, una spiga la feza un berch,
un berch, una barcheta e una gheba d'uva secca"
il tutto nella speranza di avere un'ottima annata agricola.
Dopo il fuoco, qualsiasi prodotto bruciato, lo si buttava in aria con un bastone e se cadendo, lasciava  dietro di sé una pioggia di scintille, significava che sarebbe stato un anno con molta paglia.
Ma non sempre i  fuochi si poterono fare liberamente.
Essendo questi di origine pagana e non essendo la Chiesa riuscita a includere questo periodo all'interno di festività cristiane, come già aveva fatto con altre date di origine pagana, si cercò più volte di impedirli, anche con l'intervento di signori e signorotti locali che erano molto legati alla Chiesa.
Infatti in un bando dei Malatesta, signori di Rimini del 1396 si leggeva che " Siccome non è lecito per i cristiani osservare la superstizione, e siccome questa è idolatria, e ciò dispiace al nostro Signore Dio, ordina che ciascuna persona si guardi bene dall'accendere fuochi in quei determinati periodi, pena la galera".
Ciò nonostante, pur tra molte difficoltà, i fuochi sono arrivati a noi, e nelle sere della nostra infanzia quando i nostri modi di vivere rispecchiavano la nostra cultura contadina, ancora ben radicata, si rinnovava un rito che per secoli ha accompagnato la vita degli uomini.


Ebbene in quelle sere di fine febbraio e inizio marzo, sulle colline che circondavano i nostri paesi, brillavano tanti piccoli fuochi, i lom a merz, e ci tenevano tutti con lo sguardo volto in alto, verso le colline, per scoprirne sempre di nuovi, ed erano tantissimi,noi facevamo un fuoco in mezzo all'aia, oggi si direbbe piazza del paese, e per noi bambini era una grande festa, questa era la richiesta che i contadini  e le comunità facevano come migliaia di anni prima nella speranza di avere una una buona annata agricola e scongiurare la miseria.
Con l'avvento del progresso e lo spopolarsi delle campagne, questa tradizione si stava perdendo anche da parte di chi ancora coltivava la terra forse per voglia di modernisnmo o modernità, ma negli ultimi anni sono tradizioni che stanno ripredendendosi, e attorno al fuoco, oggi si valorizzano anche i nostri prodotti, e sono diventati occasioni per fare festa e divertirsi e stare in compagnia.
Sì la voglia di stare insieme, una voglia sempre più forte in una società che sta correndo e non ci lascia tempo per i rapporti, è la voglia di riscoprire le nostre origini, le nostre radici, le nostre tradizione,i nostri ritmi che ci portano a riaccendere i lom a merz e fra le volute di fumo che ci riporatno alla mente i volti cari delle persone che oggi non sono più con noi ma che ci portiamo dentro, forse riscopriamo le nostre radici e la forza anche in momenti difficili di rimboccarci le maniche per continuare a costruire il nostro futuro.
Cirano e Marinella gli artefici del lume a marzo

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